Questo articolo è stato pubblicato nel numero di febbraio 2007 della rivista Modern Drummer.
di Adam Budofsky
Due batteristi che lavorano, faccia a faccia, scambiandosi i licks, contribuendo ad un groove massiccio, spronandosi a vicenda – è una delle grandi tradizioni musicali, e sicuramente risale all’invenzione stessa della batteria all’inizio del secolo scorso. Negli anni ’30, l’idea della “drum battle” prese piede nella cultura popolare, e le folle accorrevano per vedere e sentire le divinità percussive dell’epoca sfidarsi sul palco. Furono venduti anche parecchi dischi: Rich Versus Roach, Gene Krupa & Buddy Rich, Gretsch Drum Night at Birdland….
Con il tempo, però, l’approccio di “intrattenimento” alle esibizioni con doppia batteria fu superato da registrazioni ambiziose con due batteristi che lavoravano verso obiettivi musicali molto specifici. I leader del jazz come John Coltrane, Ornette Coleman e Miles Davis, di cui presto leggerete di più, concepirono nuovi mondi musicali che sfruttavano i ritmi e i colori che quattro mani e quattro piedi potevano creare.
Presto i gruppi rock psichedelici che erano alla moda di ‘Trane e Miles, come i Grateful Dead e la Allman Brothers Band, presero l’idea e la portarono avanti, registrando e improvvisando dal vivo su brani che i fan del rock ancora amano e da cui imparano. E la tradizione sopravvive oggi, dai rocker che cercano un po’ di ritmo extra-pesante, alle jam band che esplorano le complessità del tempo, ai grandi del R&B come Beyoncé, i cui due batteristi abbelliscono la copertina di questo mese.
Un avvertimento: questo gruppo di brani si concentra su tracce dove la presenza di due batteristi è assolutamente essenziale per la potenza della musica, dove promuove un chiaro intento. In altre parole, non cercate un sacco di brani con due ragazzi che soffiano in modo impressionante ma non dicono molto. Piuttosto, questa lista enormemente diversificata si concentra su performance che scoppiano di invenzione, sincronicità, emozione, e a volte solo puro divertimento. I maniaci della tecnica non hanno bisogno di preoccuparsi comunque – ci sono un sacco di licks da far girare la testa da trovare anche qui.
Perciò tirate fuori le cuffie, e scaviamo dentro.
- 25. “21st Century Fox”
- 24. “Stand and Deliver”
- 23. “Five Too Many”
- 22. “Chinese Balls”
- 21. “Stick Around for Rock & Roll”
- 20. “Civilized Worm”
- 19. “Paranoid Android”
- 18. “Cherub”
- 17. “Come Dancing”
- 16. “Ex-Spectator”
- 15. “St. Stephen”
- 14. “Toads of the Short Forest”
- 13. “Ill Pearls”
- 12. “Sex Eat Sleep Drink Dream”
- 11. “Miles Runs the Voodoo Down”
- 10. “The Letter”
- 9. “What Reason Could I Give”
- 8. “Wah-Wah”
- 7. “Richie’s Brain”
- 6. “Parker’s Band”
- 5. “Afterglow”
- 4. “The Father and the Son and the Holy Ghost”
- 3. “Don’t You Ever Wash That Thing”?
- 2. “Trouble No More”
- 1. “Larks’ Tongues in Aspic, Part Two”
- E non dimenticate questi duetti…
25. “21st Century Fox”
Benjamin Jesse Blackwell/Patrick J. Pantano
The Dirtbombs Dangerous Magical Noise
The Dirtbombs sono tutto per i riff di chitarra killer, performance energiche, voci appassionate e un approccio tonante a doppia batteria in ogni canzone. Questo brano dal loro album del 2003 Dangerous Magical Noise non fa eccezione. I ganci della batteria qui sono nelle trascinanti note fantasma che escono dal drumkit del lato destro, e il breakdown batteria/voce a 2:25 è un dispositivo di vecchia data perfettamente eseguito.
24. “Stand and Deliver”
Terry Lee Miall/Merrick
Adam and the Ants Prince Charming
Tra i molti ceppi musicali che la new wave incorporò c’era il tipo di groove finto-tribale lavorato da Bow Wow Wow, Bananarama, e, con maggior successo, Adam and the Ants. Un fragoroso tom slamming in stile Burundi offre puro divertimento ed eccitazione a questo brano del 1981. Immagina questo con un solo suonatore di set, e cominci a capire il genio qui.
23. “Five Too Many”
John Herndon/John McEntire
Tortoise It’s All Around You
Live, il talentuoso ensemble dei Tortoise ruota costantemente le posizioni, con McEntire e Herndon che spesso suonano insieme in tandem. Questo brano da It’s All Around You del 2004 si muove con calma e tranquillità, mentre un groove di tamburi che si intrecciano in stile Afrobeat rimbalza. Così intelligente e sofisticato.
22. “Chinese Balls”
Brian Deck/Ben Massarella
Red Red Meat There’s a Star Above the Manger Tonight
I membri di questa band di Chicago ora formano gli apprezzati Califone. Nel ’97 RRM stava drammaticamente espandendo la sua tavolozza sonora, specialmente nel regno percussivo. Brian Deck e Ben Massarella fondono echi di John Bonham e del percussionista Tom Waits/Elvis Costello Michael Blair in un ritmo multiangolare artistico ma sexy.
21. “Stick Around for Rock & Roll”
David Dix/Monte Yoho
The Outlaws Bring It Alive
“Florida’s Guitar Army” non ha mai avuto il rispetto che si è concesso agli Allmans o anche ai Lynyrd Skynyrd, ma sicuramente avevano il loro modo di fare, come dimostra questo brano dal loro doppio album dal vivo del 1978. Certo, c’è il classico feel-good grooves sudista, ma guardate tutte le diverse svolte dinamiche che questo set opener prende, e fate un applauso per il modo eccellente in cui Dix e Yoho scolpiscono l’arrangiamento.
20. “Civilized Worm”
Dale Crover/Coady Willis
Melvins A Senile Animal
Nell’ultimo album dei figli prediletti del nord-ovest, il nucleo dei Melvins è arricchito dal batterista Coady Willis del gruppo Big Business. Pensavate che i ritmi dei Melvins fossero grandi e cattivi prima; i re del fango underground hanno solo approfondito il loro groove con l’età e con la potenza percussiva extra che Willis porta sul tavolo. Le cose si fanno davvero fresche qui a circa cinque minuti, quando il resto della band svanisce, lasciando Crover e Willis alla guida di un rombo di tom tom da pavimento a diciotto ruote. Mi chiedo quale sia l’incastro qui. Facci sapere se lo capisci.
19. “Paranoid Android”
Jim Keltner/Matt Chamberlain
Brad Mehldau Largo
Questa è una cover di un pezzo forte dell’album OK Computer dei Radiohead. Qui il pianista Brad Mehldau e la sua band – che in questo album del 2005 include due dei più apprezzati batteristi freelance della storia, l’anziano Jim Keltner e il famoso gatto da studio Matt Chamberlain – suonano meravigliosamente dal vivo in una stanza. Dopo circa due minuti, l’interpretazione di Mehldau della sezione heavy-rock della canzone si presenta sotto forma di un groove pesante di tom diviso tra i due batteristi. Questo aggiunge un elemento esotico ed efficace non accennato dall’originale.
18. “Cherub”
King Coffey/Theresa Nervosa
Butthole Surfers Psychic…Powerless…Another Man’s Sac
Oh, il suono deliziosamente disordinato dei Butthole Surfers. Nel 1984, l’influente band punk psichedelica texana presentava la squadra di fratelli/sorelle alla batteria di King Coffey e Theresa Nervosa (anche se poi si scoprì che i due non erano, di fatto, imparentati). Questo brano, tratto dall’album di debutto della band, cattura in modo particolare il contributo del duo alla tensione che fa presagire il futuro: abbastanza traballante da farti sentire opportunamente sbilanciato, ma senza mai perdere il filo. Un grande esempio di sapore ritmico.
17. “Come Dancing”
Narada Michael Walden/Ed Greene
Jeff Beck Wired
Devi ascoltare attentamente questo brano dall’ex chitarrista degli Yardbirds Jeff Beck, un classico fusion del 1976. Il battito viscido di Ed Green è quasi doppiato dal secondo batterista Narada Michael Walden, che perde un po’ di tempo per lanciarsi in alcuni riempimenti da urlo. Questa è una scusa funky per fuochi d’artificio percussivi, per non parlare di un assolo cosmico di Beck.
16. “Ex-Spectator”
Brendan Canty/Jerry Busher
Fugazi The Argument
Come i Melvins, i padrini dell’art-punk di Washington Fugazi sono rimasti rilevanti avanzando costantemente i loro metodi e continuando a scrivere grandi, imprevedibili canzoni. Per The Argument del 2001, il gruppo ha aggiunto il secondo batterista Jerry Busher alla sua formazione, e il brano “Ex-Spectator” mostra chiaramente che la band ha avuto molte idee ritmiche solide da provare in studio. Che impressionante groove mid-tempo che Busher e il batterista di lunga data Brendan Canty hanno impostato, e guardate il modo in cui finiscono senza soluzione di continuità i pensieri dell’altro. Il rideout è caratterizzato da un approccio split particolarmente figo al backbeat.
15. “St. Stephen”
Bill Kreutzmann/Mickey Hart
Grateful Dead Live Dead
La versione Live Dead di questo brano preferito stravolge la versione originale trovata sull’album Aoxomoxoa del 1969 e cattura idealmente lo spirito duale di Mickey Hart e Bill Kreutzmann. I riempimenti in tandem di Mickey e Bill aggiungono un livello di raffinatezza alle canzoni, e l’atmosfera super-groovy qui è un classico dei Dead.
14. “Toads of the Short Forest”
Art Tripp/Jimmy Carl Black
Frank Zappa Weasels Ripped My Flesh
Dopo esattamente un minuto, questo delicato jazz lilt prende una deviazione estrema in un tempo dispari multiritmico. Trenta secondi dopo, il batterista del canale destro Art Tripp aggiunge un altro strato poliritmico, poi torna in riga. Presto Zappa prende il microfono per descrivere esattamente quello che sta succedendo: “In questo preciso momento sul palco abbiamo il batterista A che suona in 7/8, il batterista B che suona in 3/4, il basso che suona in 3/4, l’organo che suona in 5/8….” Beh, non sveleremo tutto. Basta dire che Zappa stava spingendo i suoi batteristi in un territorio inesplorato alla fine degli anni ’60, e non ha mai smesso.
13. “Ill Pearls”
Gregg Saunier/Zach Hill
Nervous Cop Nervous Cop
Ad essere onesti, avremmo potuto scegliere quasi ogni traccia di questa collaborazione del 2003 tra l’abile batterista dei Deerhoof Greg Saunier e il mostruoso sbattitore di Hella Zach Hill. La musica qui è audace, insolita e insistente, ogni canzone rappresenta un perfetto microcosmo del sismico mondo sonoro di Saunier/Hill. Tramite una copiosa manipolazione elettronica, Saunier riesce a rendere i mashes ritmici del duo ancora più malvagi del solito – e per essere sicuri, questi due possono individualmente causare un bel putiferio. Questa roba deve essere ascoltata per essere creduta.
12. “Sex Eat Sleep Drink Dream”
Bill Bruford/Pat Mastelotto
King Crimson Thrak
Per la versione anni ’90 dei King Crimson, il leader Robert Fripp scelse di espandere la sezione ritmica con il bassista Trey Gunn e il batterista acustico/elettronico Pat Mastelotto. Questa canzone dall’album Thrak del 1995 inizia con una fredda, percolante divisione del lavoro ritmico. Ma a 1:40 si scatena l’inferno, con Mastelotto e Bill Bruford che adottano un approccio folle ma incredibilmente preciso alla stratificazione poliritmica. Le cose si calmano di nuovo per un po’, ma prima che possiate mettervi troppo comodi, la cattiveria del battito spostato/intreccio di tamburi ritorna a 3:42, chiarendo chi è veramente il capo in questo territorio musicale avanzato.
11. “Miles Runs the Voodoo Down”
Don Alias/Jack DeJohnette
Miles Davis Bitches Brew
Una traccia che Miles suonava da un po’, “Voodoo” non sembrava funzionare durante le famose sessioni Bitches Brew del 1969. Almeno non fino a quando il percussionista Don Alias ebbe un’idea di beat, basata sui ritmi delle parate di New Orleans, che pensava potesse funzionare. Jack DeJohnette non riusciva a trovare il feeling, così Miles fece suonare la parte della batteria ad Alias stesso. Riflettendo l’interesse di Miles per i ritmi R&B di allora, questo nuovo “Voodoo” era una cosa completamente nuova, funky come tutti gli altri e con la voglia di rompere oltre i confini. Ed è proprio qui che il genio di DeJohnette prende il sopravvento, spruzzandovi sopra ogni sorta di invenzione ritmica.
10. “The Letter”
Jim Keltner/Jim Gordon
Joe Cocker Mad Dogs and Englishmen
I batteristi-alle-stelle Jim Gordon e Jim Keltner compaiono altrove in questa lista, in altre coppie. Questa canzone classica dell’enorme e potentissima band itinerante di Joe Cocker del 1971 è semplicemente gloriosa. Il breakdown voce/batteria a 3:19 è uno dei grandi momenti del rock di tutti i tempi. E indovina un po’? Questo storico tour è stato catturato su pellicola ed è stato recentemente reso disponibile su DVD.
9. “What Reason Could I Give”
Billy Higgins/Ed Blackwell
Ornette Coleman Science Fiction
L’iconoclasta del jazz Ornette Coleman ha presentato una sorta di doppio trio su diversi brani di questo insolito album del 1971. Voci inaspettate appaiono su ognuno di questi brani, incluso questo, che sembra muoversi simultaneamente a due velocità diverse. Per capire veramente questa musica, è utile pensare ad essa come ad un’arte moderna uditiva; smettere di lottare contro ciò che non è, e godersi il viaggio. In questo caso, i maestri batteristi jazz Ed Blackwell e Billy Higgins spingono la melodia con un’inerzia sfocata e cadente.
8. “Wah-Wah”
Ringo Starr/Jim Keltner
George Harrison The Concert for Bangladesh
La leggenda dice che questo concerto segnò la prima volta che Ringo e Keltner suonarono insieme. È difficile immaginare come le loro future registrazioni con doppia batteria possano rivelare un approccio più unificato. La magica accoppiata di tamburi su questo brano rock di apertura dalla famosa raccolta fondi di Harrison al Madison Square Garden è particolarmente chiara nel DVD dell’evento recentemente pubblicato; la concentrazione rilassata sul volto di Keltner mentre solca accanto all’ex Beatle – completando le sue idee, stimolandolo – è ispiratrice. Potrebbe Keltner essere il partner definitivo del duo di batteria?
7. “Richie’s Brain”
Horacio “El Negro” Hernandez/Robby Ameen
Robby e Negro alla terza guerra mondiale
Potrebbero non essere veramente fratelli, ma Hernandez e Ameen certamente condividono lo stesso DNA musicale. Questa divertente traccia di un minuto dall’eccellente album dei batteristi del 2002 difficilmente accenna a tutti i diversi concetti musicali che la coppia colpisce nel disco, ma come rappresentazione della pura audacia del doppio batterista, non può essere battuta. Scavate quei blistering tom fill che sfrecciano, quegli spostamenti di tempo negoziati simultaneamente. E pensi che sia un uso folle del panning quello che senti? No, quello è il suono di quattro braccia e quattro piedi, duro a sinistra e duro a destra, all’unisono perfetto.
6. “Parker’s Band”
Jim Gordon/Jeff Porcaro
Steely Dan Pretzel Logic
Maestro/allievo…veterano esperto/stupido novellino…pari? La relazione tra gli onnipresenti batteristi da studio Jim Gordon e Jeff Porcaro è intrigante. Hanno avuto la rara opportunità di suonare la doppia batteria in questa ode degli Steely Dan del 1974 al grande jazzista Charlie Parker. In soli due minuti e quarantacinque secondi, l’elegante groove di questi due maestri genera una spinta sufficiente a far levitare un lottatore di sumo.
5. “Afterglow”
Phil Collins/Chester Thompson
Genesis Seconds Out
Quando Phil Collins prese i compiti vocali dopo la partenza del cantante originale dei Genesis Peter Gabriel, ovviamente aveva bisogno di passare più tempo davanti ai concerti. Dopo un breve periodo con Bill Bruford in tour con la band, Phil cercò intenzionalmente Chester Thompson per essere il suo batterista “surrogato”, dato che era un grande fan del lavoro di Chester nei Weather Report e del suo doppio drumming con Ralph Humphrey sull’album Roxy & Elsewhere di Frank Zappa. Ha persino rubato un dispositivo ritmico Humphrey/Thompson per la presentazione dal vivo di questa drammatica ballata dei Genesis, che si trova su Seconds Out del 1977. Il risultato è che questa versione è ancora più potente della versione in studio su Wind and Wuthering. A parte forse Levon Helm su “The Weight” della Band, è difficile pensare a riempimenti di tom più strappalacrime commessi su nastro. E le raffiche senza sforzo tra i due batteristi provano che l’istinto di Phil su Chester era corretto. Momento senza tempo: i fill a coda di rondine a 3:36.
4. “The Father and the Son and the Holy Ghost”
Elvin Jones/Rashied Ali
John Coltrane Meditations
Questa prima sezione di quasi tredici minuti dall’album Meditations di John Coltrane del 1965 rappresenta uno dei capitoli più interessanti della storia della musica moderna. Questo è il momento in cui il rivoluzionario sassofonista ampliò il suo famoso quartetto aggiungendo un altro sassofonista, il titano moderno Pharoah Sanders, così come il batterista Rashied Ali, che suonava insieme al collaboratore abituale di Coltrane Elvin Jones. Elvin alla fine avrebbe lasciato Coltrane, si dice, perché non riusciva ad accettare il nuovo concetto di ‘Trane. (La maggior parte della musica su Meditations fu registrata qualche mese prima solo con il quartetto di Coltrane). Ma il puro potere emotivo che la nuova combinazione musicale suscitava è difficile da ignorare. Nota che Ali è nel canale sinistro ed Elvin in quello destro, e ascolta come Ali rimane per lo più sul rullante e sul piatto, mentre Elvin rimbomba sui tom con i martelli, finché il tamburello non lo spinge a prendere le sue bacchette (3:12). Da lì in poi, entrambi i batteristi si impegnano in un commento a tutto tondo. Il brano termina con Elvin che suona uno dei suoi classici valzer latini.
3. “Don’t You Ever Wash That Thing”?
Ralph Humphrey/Chester Thompson
Frank Zappa/Mothers Roxy & Elsewhere
L’album che ha messo a punto mille batteristi – incluso Phil Collins – questo documento dal vivo della band Zappa über-precisa del 1974 è semplicemente strabiliante. Il doppio (duello?) assolo di batteria che si trova nella terza sezione del medley del lato tre è ciò per cui è stato inventato l’air drumming. Così veloce, così pulito, così gioioso… riesci a immaginare quanto deve essere stato bello suonare questa roba ogni sera? Zappa possedeva questo tipo di territorio progressivo surreale e ad alta energia.
2. “Trouble No More”
Jai Johanny “Jaimoe” Johanson/Butch Trucks
The Allman Brothers Band Eat a Peach
Chiedete a un fan della musica riguardo alla doppia batteria, e invariabilmente nomineranno per prima la Allman Brothers Band. E per una buona ragione. Mai nella storia del rock un duo di batteristi si è unito così subliminalmente, così costantemente e con così tanta spavalderia. Johanson e Trucks erano così uniti, infatti, che si può scegliere quasi qualsiasi brano degli Allman ed essere immediatamente risucchiati nel letto ritmico. Abbiamo scelto questo grande brano perché amiamo il modo in cui il pesante shuffle di Jaimoe e Butch introduce la canzone. E il famoso riempimento che porta all’ultimo ritornello…beh…è troppo bello da perdere.
1. “Larks’ Tongues in Aspic, Part Two”
Bill Bruford/Jamie Muir
King Crimson Larks’ Tongues in Aspic
Se gli ingredienti necessari per una performance killer di un doppio batterista includono una tecnica fantastica, suoni unici, innegabile impatto emotivo, idee ritmiche creative e divertenti, e alta drammaticità, allora questo brano è davvero la perfetta registrazione di un doppio batterista. Bill Bruford è stato un nome familiare tra i batteristi fin dalla fine degli anni ’60, quando ha contribuito a fondare l’istituzione del progressive rock britannico Yes. Quando Bill lasciò gli Yes nelle capaci mani di Alan White nel 1972, si unì alla troupe più all’avanguardia di Robert Fripp, i King Crimson, dove fece numerose scoperte ritmiche per buona parte di due decenni. Larks’ Tongues fu il primo album dei Crimson a includere Bruford. È anche l’unico con il batterista/percussionista/presente Jamie Muir, un giocatore inventivo e scioccante che Bruford ha spesso citato come particolarmente influente su di lui. Qui i due trattano le loro batterie come un parco giochi di suoni, specialmente Muir, con il suo kit “preparato”. Anche se sono chiaramente diversi tipi di suonatori, la personalità ritmica che l’unità aggiunge alla musica è assolutamente integrale e aiuta a rendere questo l’originale album heavy rock scuro e impegnativo. A circa 5:15 di “Larks’ Tongues, Part Two”, il livello di intensità proveniente da Bruford e Muir minaccia di far esplodere l’intero album. Beatitudine batteristica.
E non dimenticate questi duetti…
Ovviamente, ci sono state molte altre grandi coppie di doppi batteristi che non possiamo coprire in profondità qui. Tra queste ci sono le varie formazioni dei Doobie Brothers, che nella lunga carriera della band hanno incluso Michael Hossack, John Hartman, Keith Knudsen, Chet McCracken, Andy Newmark e Ed Toth.
Negli anni ’70, il dio della batteria Steve Gadd e l’esperto freelance Chris Parker hanno lavorato in tandem con l’istituzione del club newyorkese Stuff. E i favoriti del rock del sud .38 Special (Steve Brookins, Jack Grondin) e la Charlie Daniels Band (Gary Allen, Fred Edwards) hanno utilizzato per anni i doppi batteristi. Nel frattempo, i reinterpreti dei Grateful Dead, Jazz Is Dead, hanno avuto per un certo periodo i batteristi Jeff Sipe e Rod Morgenstein. E i favoriti dell’heavy-rock Godsmack hanno esibito in concerto il doppio drum-fest tra il leader Sully Erna e il batterista regolare Shannon Larkin.
Nel mondo della musica alternativa, l’influente gruppo del New Jersey, i Feelies, ha suonato molti spettacoli incendiari con i batteristi Stanley Demeski e Dave Weckerman negli anni 80. Dopo che il grande gruppo di Boston Morphine fu costretto al ritiro in seguito all’inaspettata scomparsa del leader Mark Sandman nel 1999, i due batteristi che in momenti diversi suonarono nella band, Billy Conway e Jerome Deupree, unirono le forze con il sassofonista dei Morphine Dana Colley nel più grande ensemble Orchestra Morphine. I batteristi hanno suonato insieme in tour e hanno dimostrato di essere una forza ritmica impressionante.
Sulla scena europea d’avanguardia, i batteristi Pierre Favre e Fredy Studer hanno fatto alcuni lavori affascinanti insieme. E i veterani del Modern Drummer Festival, i Drumbassadors (René Creemers, Wim de Vries) hanno elaborato alcune sorprendenti composizioni incentrate sulla batteria nei loro album e tour.