Uno dei periodi più significativi del calendario della chiesa, e meno celebrato o notato, sono i 40 giorni dopo che Gesù è risorto dai morti. Camminava e parlava nei luoghi dove era stato il suo ministero; fu visto da migliaia di persone nel suo corpo restaurato; guarì molti; continuò a predicare, continuò ad amare. E poi ascese al cielo, portato su nel cielo, cosa di cui furono testimoni anche altri.
Dovremmo davvero riflettere di più su questi 40 giorni, e sul significato dell’Ascensione. La nascita di Gesù era stata secondo le Scritture. I suoi miracoli avevano mostrato la sua potenza. La sua predicazione aveva insegnato al mondo la saggezza. La sua persecuzione e la sua morte avevano adempiuto le profezie. Il fatto che avesse vinto la morte era un miracolo sorprendente. Ma la Sua ascensione al Cielo – la Sua ascesa corporea per essere con il Padre al Trono, il mistero di ricongiungersi alla Divinità – più di qualsiasi dettaglio di queste altre manifestazioni, conferma la Divinità di Gesù Cristo.
Quattro giorni Gesù mostrò al mondo che viveva ancora. Il Sinedrio aveva chiamato Gesù bestemmiatore, e altri sostenevano che i suoi miracoli erano del diavolo… ma i suoi 40 giorni a Gerusalemme e dintorni, visti da moltitudini, erano difficilmente contestabili. Lo storico ebreo contemporaneo Giuseppe vi fece riferimento, così come altri scrittori. Due generazioni dopo, lo scrittore Eusebio intervistò molte persone che avevano conosciuto persone che avevano visto Gesù durante quei giorni, raccontò di miracoli, citò persino sermoni e lettere di Gesù risorto.
In altre parole, alcune persone potrebbero non essersi unite ai seguaci di Cristo – anche se i credenti si moltiplicarono rapidamente, anche di fronte alle persecuzioni subito dopo – ma pochissime persone contestarono che Egli sia risorto dai morti. Il numero 40 appare 146 volte nella Bibbia, un numero importante per Dio. Pensiamo a Noè, agli anni nel deserto, ai giorni in cui Mosè era sul monte, a Giona e a Ninive, e, nel caso di Gesù, al numero di giorni in cui fu tentato dal diavolo… e al numero di giorni tra la Resurrezione e l’Ascensione.
Di solito questo numero significa prova, prove, probazione, o una disposizione di prosperità. Dobbiamo credere che l’ultimo si avvicina di più alla stagione del Signore risorto prima della sua ascesa. Erano certamente giorni attivi. L’ultimo verso dell’ultimo libro del vangelo (Giovanni 21:25) ci dice: “Gesù fece anche molte altre cose. Se fossero tutte scritte, suppongo che il mondo intero non potrebbe contenere i libri che verrebbero scritti.”
Per quanto occupato debba essere stato, ho un’immagine nella mia mente di Gesù da solo, anche, forse quando calava l’oscurità, lungo sentieri solitari, forse attraverso tempeste e freddi silenzi, camminando sulle colline oscure, non rispondendo alle folle curiose, ma cercando gli individui turbati e sofferenti.
Questa è un’immagine plausibile, perché Gesù lo fa ancora oggi.
Era nella sua natura: Ricordate le “novantanove” e l’unica pecora smarrita che il pastore cercava; ricordate le Sue parole: “Ecco, io sto alla porta e busso”; ricordate la Sua storia del padre che si rallegra per il figlio prodigo che si pente, ritorna e viene restaurato; ricordate la Sua ammonizione di essere “pescatori di uomini”; ricordate il Suo pianto su Gerusalemme; ricordate la promessa che “chiunque” crede non perirà, ma avrà la vita eterna. Egli cammina sulle colline oscure, cercando noi – trafiggendo le tenebre con una speranza gioiosa che può essere nostra.
E, continuando a ricostruire un’immagine di come doveva essere Gerusalemme in quei 40 giorni, brulicante di chiacchiere sull’Uomo dei miracoli, ricordiamoci anche che non dobbiamo rispondere a chi bussa alla porta – “Vieni! Dicono che Gesù è giù al fiume! Andiamo a trovarlo!”. No… Lui verrà da noi. Ed è specialmente il caso, credo, se sei una di quelle persone che è scettica, o ha “sentito abbastanza”, o non può rompere il guscio di ferita o dolore o risentimento o ribellione o paura, o tutti gli altri impedimenti che ci impediscono di sperimentare l’amore di Cristo.
E’ più vicino di un’ombra, non importa cosa pensi, o cosa preferisci credere. Potresti aver sperimentato, per esempio, l’incubo di qualcosa come una morte in culla; ricorda che Gesù offre la pace che supera la comprensione. Potresti avere paura della salute, insicuro della tua stessa vita e di quale sia il tuo posto sulla terra; ricorda che Gesù cammina sulle colline oscure per guidare te e me. Potresti aver avuto problemi con la droga, con la legge, con la custodia, magari perdendo la tua casa, senza un posto dove andare; ricorda che Gesù ti offre rifugio. Potresti essere una ragazza che ha cercato di liberarsi dalle dipendenze volta dopo volta dopo volta; ricorda che la sensazione intorno alle tue spalle è Gesù che ti abbraccia forte. Potresti aver perso un prematuro, dopo aver pregato, credendo, per un bambino sano; ricorda che, attraverso tutto questo, la fiducia è più importante della comprensione.
“Dio cammina sulle colline oscure, per guidare i nostri passi. Cammina ovunque, di notte e di giorno. Cammina nel silenzio, lungo la strada; Dio cammina sulle colline oscure, per mostrarci la via.”
Il Salvatore risorto, Signore della Creazione, cammina sulle colline oscure, per cercare… me? e te? dove siamo? nelle nostre ferite, nei nostri casini? Questo è il miracolo dell’Uomo dei Miracoli, per me, ancora – che Egli ama te e me.