- Vincent Thai MD
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Introduzione Le effusioni pericardiche maligne (MPE) sono una rara complicazione del cancro avanzato, ma sono associate a morbilità e mortalità elevate. Questo Fast Fact discute la diagnosi e la gestione dei MPE.
Epidemiologia e prognosi Circa il 10% dei pazienti con cancro sviluppa metastasi cardiache, con ~75% di queste che colpiscono l’epicardio (1, 2). Solo un terzo di questi, tuttavia, svilupperà MPE clinicamente significativi (1). I tumori del polmone e della mammella sono le cause più comuni. Gli MPE sono associati a una prognosi sfavorevole. Gli studi suggeriscono una sopravvivenza mediana di 2-3 mesi dopo la diagnosi di un MPE, con una sopravvivenza media di 5 mesi per i tumori solidi e 20 mesi per i tumori ematologici (3, 4).
Fisiologia e sintomi Lo spazio pericardico è normalmente riempito con <50 ml di liquido sieroso. Quando questo volume aumenta a causa di metastasi epicardiche o pericardiche o di un’ostruzione linfatica, può verificarsi un’insufficienza ventricolare sia destra che sinistra a causa di un riempimento inadeguato. Segni e sintomi includono edema periferico e polmonare, fastidio al petto, tosse, mancanza di respiro e ortopnea. La gravità dei sintomi dipende dal volume dell’MPE e dalla rapidità del suo accumulo; i casi gravi possono presentare tamponamento cardiaco e shock. Un ecocardiogramma è indicato ogni volta che si sospetta un MPE. Non solo conferma la presenza di un versamento, ma i suoi risultati possono dettare se è indicato o meno un trattamento urgente (per esempio, se sono evidenti segni di tamponamento). Una pericardiocentesi diagnostica o una biopsia pericardica è talvolta necessaria per confermare la causa del versamento.
Opzioni di trattamento
- La chemioterapia sistemica o la radioterapia sono efficaci per i tumori sensibili alla chemio o alla radio come il cancro al seno precedentemente non trattato e molti linfomi. I tassi di riaccumulo per entrambe le modalità sono circa 1/3 in totale, a seconda del decorso generale del paziente e della risposta alla terapia (5).
- La pericardiocentesi porta a un sollievo immediato dei sintomi nella maggior parte dei pazienti, tuttavia il versamento può riaccumularsi, richiedendo una pericardiocentesi ripetuta (entro 1-2 settimane in alcune serie) (6).
- La sclerosi pericardica comporta l’instillazione di un agente sclerosante con l’intenzione di cicatrizzare il pericardio all’epicardio, impedendo il riaccumulo dell’MPE (simile ai versamenti pleurici – vedi Fast Fact #157). Sono stati studiati diversi agenti, tra cui doxiciclina, minociclina e bleomicina. I tassi di successo (nessun riaccumulo a 30 giorni) sono circa il 70-90% (7, 8). Le percentuali di successo a più lungo termine non sono definite a causa della scarsa sopravvivenza dei pazienti dello studio. Il principale effetto collaterale è il dolore al petto (50-70%), aritmie cardiache e febbre (8, 9, 10). In confronti testa a testa con la doxiciclina, la bleomicina ha dimostrato di avere meno effetti collaterali e di portare a ricoveri più brevi (10, 11, 12).
- Le terapie di decompressione chirurgica vanno da quelle meno invasive (pericardiotomia con palloncino, pericardiostomia sub-xifoidea o torascopica) a quelle più estese (toracotomia aperta con stripping pericardico). Viene spesso creata una “finestra” pericardica (che permette il drenaggio continuo del liquido all’esterno o all’interno, ad esempio nella cavità pleurica). Alcune serie di casi hanno suggerito che i tassi di riaccumulo con le terapie chirurgiche sono bassi (meno del 15% fino a 10 mesi di distanza) (13, 14, 15).
Decisione Il trattamento dei MPE dipende dall’urgenza del trattamento, dalla probabilità che il tumore risponda ai trattamenti anti-neoplastici e dalla sopravvivenza prevista del paziente. Si raccomanda un approccio multidisciplinare al processo decisionale, che coinvolga il contributo dell’oncologia medica e radiologica, della cardiologia e della chirurgia toracica. Una semplice pericardiocentesi può essere appropriata per i pazienti con prognosi breve (<1 mese), in particolare se non si prevede che il loro MPE si riaccumuli nella loro vita rimanente. Un paziente sintomatico senza segni di tamponamento e con un tumore sensibile alla chemioterapia, come un cancro al seno non trattato, può ricevere una risposta duratura da una pericardiocentesi per alleviare i sintomi, seguita da una chemioterapia. I pazienti con prognosi più lunga (>1 mese) che dovrebbero riaccumulare i loro MPE probabilmente beneficeranno maggiormente della sclerosi o della decompressione chirurgica; attualmente non ci sono prove chiare che suggeriscano che una strategia sia superiore all’altra. La cura diretta ai sintomi senza un intervento specifico per gli MPE è un’opzione appropriata per i pazienti con prognosi molto breve e per quelli che rifiutano trattamenti più invasivi.
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Author Affiliation: Università di Alberta, Edmonton, Alberta.
Storia della versione: Originariamente pubblicato ottobre 2008; copy-edited luglio 2015.
Fast Facts e concetti sono a cura di Sean Marks MD (Medical College of Wisconsin) e associate editor Drew A Rosielle MD (University of Minnesota Medical School), con il generoso sostegno di un volontario peer-review comitato editoriale, e sono resi disponibili online dal Palliative Care Network of Wisconsin (PCNOW); gli autori di ogni singolo Fast Facts sono gli unici responsabili del contenuto di quel Fast Fact. La serie completa di Fast Facts è disponibile presso Palliative Care Network of Wisconsin con informazioni di contatto e come fare riferimento ai Fast Facts.
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