C’è un sacco di ortografia strana in redazione. “Hed” sta per “headline”, “dek” sta per “deck”, “lede” sta per “lead”, e “graf” sta per “graph” (come in paragrafo).
Cosa significano questi termini?
La hed è il titolo della storia. Questo è abbastanza facile.
Il dek, conosciuto anche come subhed, è una breve frase o due che riassume ciò di cui tratta l’articolo. Appare generalmente subito dopo la siepe e “aiuta i lettori a farsi un’idea della storia e a decidere se continuare a leggere l’articolo completo” (fonte: The Balance). Apparentemente deriva dalla vecchia parola olandese “dek”, che significa “coprire” (non so perché abbia senso, ma va bene).
Oggi, nelle notizie online, il dek contiene terminologia scelta per scopi di ottimizzazione dei motori di ricerca (SEO). Ieri, la nostra homepage presentava questo articolo che rendeva omaggio a Debbie Reynolds. Il “dek” è la frase in grigio sotto il titolo:
Nota che questo è a volte, ma non sempre, il primo paio di frasi dell’articolo vero e proprio (in questo caso, non lo è).
Il lede è il paragrafo di apertura (o due) della storia, destinato a catturare l’attenzione del lettore. In un saggio accademico, questo sarebbe simile all’introduzione. In questo articolo del Washington Post sui millennials che evitano il sesso, il lede è il primo paragrafo (o quello che i giornalisti chiamerebbero il primo graf): un aneddoto su un 26enne che non fa sesso da un po’.
Il nut graf o nutgraf è il graf con più “carne”. Di solito viene dopo il titolo. In un saggio accademico, questo sarebbe simile alla dichiarazione di tesi. Pensate a un “paragrafo breve”. Nell’articolo del Washington Post, questo sarebbe il terzo graf, subito dopo una citazione della 26enne su come vede l’intimità. Questo graf descrive un recente studio che trova un modello di inattività sessuale tra i millennials più giovani (quelli nati negli anni ’90) rispetto alla generazione precedente.
Perché questa strana ortografia per questi termini?
Questo articolo di O’Reilly publishing dice che “questi errori di ortografia intenzionali aiuteranno a distinguere il commento di un editore dalla prosa di uno scrittore”, il che ha un certo senso. O forse era per distinguere, diciamo, un “lede” dal piombo usato nella stampa, o il “nutgraf” di una storia dal grafico a barre incluso nel testo. Qualunque sia la ragione, l’ortografia indiosincratica è qui per rimanere.