The Real Woman Today
John Courtney Murray
Si dice che le donne amino sentirsi dire la loro bellezza, il loro valore e la loro importanza, la loro unicità, la loro necessità, la loro suprema importanza. Se è così, hanno almeno una ragione per leggere il discorso di Pio XII alle donne d’Italia, pronunciato il 21 ottobre. Vi troveranno una ricchezza di complimenti, fatti a quella che il Papa chiama due volte “la vera donna”. (Non ho dubbi che ogni donna si consideri proprio questo: una “vera” donna). Scopriranno anche quello che (mi è stato detto) ogni donna desidera sapere: che è amata; il nostro Santo Padre riempie il suo discorso con “tutto l’affetto di un cuore paterno”
Il suo affetto non si spende solo in complimenti, ma anche nello sforzo – che, spero, ogni vera donna considererà altamente lusinghiero – di far pensare le donne cattoliche. L’oggetto della loro riflessione deve essere “un argomento di eccezionale interesse e di primaria importanza ai nostri tempi: sono i doveri delle donne nella vita sociale e politica”
La dichiarazione del nostro Santo Padre sul problema stesso è inizialmente degna di nota. Egli va dritto al cuore, “trascurando gli slogan altisonanti e vuoti con cui alcuni vorrebbero descrivere il movimento per i diritti delle donne”. Il problema, dice, “nonostante la sua complessità si concentra interamente sulla questione di come mantenere e rafforzare la dignità della donna”, “quella dignità che ha solo da Dio e in Dio”. Inoltre, si rifiuta di prendere in mano la questione semplicemente in astratto; la questione è terribilmente concreta: come assicurare la dignità della donna “specialmente oggi, nelle circostanze in cui la Provvidenza ci ha posto”. Queste circostanze qualificano la risposta; e Pio XII non ammicca a nessuna di esse.
Non porta nuovi principi di soluzione; trova tutto ciò di cui ha bisogno nella tradizionale saggezza della Chiesa. In breve, usa tre principi. Il primo è la dignità della donna come figlia di Dio, per cui è uguale all’uomo. Il secondo è la dignità della donna come donna, per cui è il complemento dell’uomo. Il terzo è l’apparente paradosso per cui la donna conserva la qualità con l’uomo sviluppando le sue differenze da lui, le sue “qualità caratteristiche”, che costituiscono la sua femminilità.
La donna è una donna, non un uomo (un’ovvietà un po’ oscurata in questi tempi di salopette e code di camicia pendenti). Non è la sostituta o la concorrente dell’uomo, ma la sua alleata coordinata, la sua coequalcollaboratrice nell’unica opera totale dell’umanità –
la sua propria perfezione, da iniziare qui sulla terra e perfezionare in cielo. Né l’uomo né la donna possono fare quest’opera da soli. In essa, la donna ha una parte uguale all’uomo, ma la sua propria parte, non la sua.
La donna può fare la sua opera in diversi stati – come moglie e madre, come Religiosa tra le mura del chiostro, o come singola “per forza” (parola del Papa) nel mondo. Questi stati non sono uguali in eccellenza, ma tutti sono ugualmente “vocazioni”, chiamate da Dio a fare la sua volontà. E tutte sono chiamate all’unica funzione femminile essenziale, che fa l’unità in mezzo alla loro differenza:
In entrambi gli stati la sfera della donna è chiaramente delineata dalle qualità, dal temperamento e dai doni propri del suo sesso. Collabora con l’uomo, ma in un modo che le è proprio, secondo la sua inclinazione naturale. Ora la sfera della donna, il suo modo di vivere, la sua inclinazione nativa, è la maternità. Ogni donna è fatta per essere madre – madre nel senso fisico della parola, o nel senso più spirituale ed esaltato, ma non meno reale. A questo scopo il Creatore ha organizzato tutta la composizione caratteristica della donna, la sua costruzione organica, ma ancor più il suo spirito e soprattutto la sua delicata sensibilità.
Di qui l'”angolo” della donna:
E’ così che una donna che è una vera donna può vedere tutti i problemi della vita umana solo nella prospettiva della famiglia.
Fino a questo punto, Pio XII ha semplicemente pronunciato la saggezza tradizionale della Chiesa; ora diventa caratteristica di Pio XII. Egli porta la saggezza tradizionale acutamente sulla situazione concreta del mondo. Fa della verità una chiamata all’azione: “Donne e ragazze cattoliche, è arrivato il vostro giorno! La vita pubblica ha bisogno di voi. A ciascuna di voi si può dire: È in gioco la vostra causa”
Perché? Perché “un ordine politico e sociale minaccia di pregiudicare la missione della donna come madre, e il bene della famiglia”; “potrebbe anche diventare ancora più precario per la santità della casa e quindi per la dignità della donna”. Due nemici sono in campo: il totalitarismo, che renderebbe la donna schiava dello Stato, in cambio della promessa dello Stato di occuparsi della casa e dei figli; e il capitalismo materialista, che renderebbe la donna schiava della necessità economica o del piacere egoistico, mentre nessuno si occupa della casa e dei figli. Ogni nemico distrugge la famiglia togliendo la donna da essa.
Qual è dunque la soluzione? Dobbiamo semplicemente gridare lo slogan: Torniamo a casa? Questa sarebbe una reazione, un’ignoranza dei fatti; e Pio XII non ne vuole sapere:
In effetti, la donna è tenuta fuori di casa non solo dalla sua cosiddetta emancipazione, ma spesso anche dalle necessità della vita, dall’ansia continua del pane. Sarebbe inutile, quindi, predicare a lei di tornare in casa mentre prevalgono le condizioni che la costringono a rimanerne fuori.
Inoltre, sempre di fatto, la donna oggi è chiamata alla vita sociale e politica, oltre che economica. La vera soluzione, quindi, è: che le donne entrino nella vita pubblica – le necessità del tempo e le loro stesse opportunità lo rendono un preciso dovere. Ma che si assumano la missione di una donna: l’eliminazione della minaccia odierna alla dignità della donna, la creazione di uno spirito sociale e di un ordine sociale in cui la casa e la famiglia siano sicure nella loro nativa santità:
È in gioco il destino della famiglia, il destino delle relazioni umane. Sono nelle vostre mani. Ogni donna, dunque, ha – lo si noti bene – l’obbligo, lo strictobligo in coscienza, di non assentarsi, ma di passare all’azione in modo e maniera adatta alla condizione di ciascuno, in modo da trattenere quelle correnti che minacciano la casa, in modo da opporsi a quelle dottrine che ne minano le fondamenta, in modo da preparare, organizzare e realizzare la sua restaurazione.
Ecco una responsabilità alta. E la severità con cui viene imposta è una nota nuova nei documenti papali. Ancora più nuovo è ciò che segue: l’attribuzione da parte di Pio XII di una speciale responsabilità a coloro
a cui circostanze inevitabili hanno conferito una misteriosa vocazione, che gli eventi hanno destinato alla solitudine, che non era nei loro pensieri o desideri, e che potrebbe sembrare condannarli a una vita egoisticamente futile e senza scopo.
Pius XII guarda al crescente numero di donne non sposate “per forza”, e ai “nuovi bisogni creati dall’ingresso delle donne nella vita civile e politica”; poi chiede: “È solo una strana coincidenza, o dobbiamo vedere in essa la disposizione della Divina Provvidenza?”. Secondo lui, è chiaramente la seconda.
Con sorprendente concretezza, il Papa sviluppa i due modi in cui queste donne devono compiere la loro misteriosa e gloriosa vocazione. Il primo ha un elemento di novità: la donna oggi ha una missione intellettuale e dottrinale: “studiare ed esporre il posto e il ruolo della donna nella società, i suoi diritti e doveri”. Lei è “per dirigere le idee”. La seconda è una missione di “azione diretta”, che deve essere una vera collaborazione femminile con gli uomini perché si svolgerà in ambiti che sono specificamente propri della donna, dove c’è bisogno di un cuore di donna e di un “angolo” di donna.
In quello che segue, il Papa lancia una sfida alle nostre scuole. Dice: “Così inteso, il compito della donna non può essere improvvisato”. Le donne devono essere formate per esso, intellettualmente e spiritualmente. Qui, infatti, c’è materia per una seria riflessione e un’attenta pianificazione.
Il Papa conclude sottolineando un principio per guidare la donna nel “compimento del suo stretto dovere in coscienza”, di usare la scheda elettorale che le è stata data: “La pace tra le classi sociali, la pace tra
nazioni – questa è l’intima preoccupazione della donna; poiché essa comprende che la guerra e la lotta sociale significano le lacrime della donna sulle case distrutte.
Un’ultima parola. Pio XII non suppone che il ruolo della donna nella società possa essere assolto semplicemente da singole donne isolate le une dalle altre. Esse devono essere organizzate e unite; solo come corpo saranno “le restauratrici della casa, della famiglia e della società”. Anche qui c’è da riflettere seriamente.