La grande battaglia di Gettysburg, combattuta per tre giorni nel luglio 1863 per le strade e la campagna della piccola città della Pennsylvania, fu il punto di svolta della Guerra Civile. Il Congresso decise di fare un cimitero nazionale del campo di battaglia dove erano caduti tanti uomini valorosi. Il presidente Lincoln venne da Washington per dedicare quel cimitero. Il suo discorso di dedica del 19 novembre 1863, per quanto breve, è una delle più eloquenti dichiarazioni di fede democratica mai fatte.
Pochi documenti nella crescita della democrazia americana sono così noti o amati come il poema in prosa che Abraham Lincoln pronunciò alla dedica del cimitero militare di Gettysburg, Pennsylvania.
Nel giugno del 1863 le forze confederate sotto Robert E. Lee si mossero verso nord nel tentativo di ottenere una vittoria drammatica che avrebbe invertito la fortuna in declino del Sud. Il 1-3 luglio le forze di Lee combatterono l’esercito dell’Unione sotto il comando di George C. Meade, e prima che i combattimenti terminassero, le due parti subirono più di 45.000 perdite. Lee, avendo perso più di un terzo dei suoi uomini, si ritirò, e la battaglia di Gettysburg è considerata un punto di svolta nella guerra civile americana.
L’inaugurazione del campo di battaglia e del cimitero fornì quindi a Lincoln l’occasione per un discorso importante, ma egli deluse molti dei suoi sostenitori quando tenne questo breve discorso. Infatti, molti degli spettatori non sapevano nemmeno che il presidente aveva iniziato a parlare quando finì. Ma in questo discorso Lincoln riuscì, come capì il grande oratore Edward Everett (l’oratore principale alla dedica), a combinare tutti gli elementi della battaglia e della dedica in un tutto unitario.
Questi uomini hanno combattuto, e sono morti, per l’Unione. Ora il loro lavoro era finito; avevano fatto il sacrificio supremo, e spettava ai vivi portare avanti il compito. Ma la retorica di Lincoln, come scoprirono le generazioni successive, fece molto di più che commemorare i morti; trasformò il significato della Costituzione per quelli ancora in vita. Lincoln lesse nella Costituzione una promessa di uguaglianza, la “proposizione che tutti gli uomini sono creati uguali”. Questa, naturalmente, era stata una premessa della Dichiarazione d’Indipendenza, ma tutti capirono che i redattori di quel documento non avevano inteso includere gli schiavi e altri popoli “inferiori” nella loro definizione. Ora il paese aveva combattuto una grande guerra per mettere alla prova quella nozione, e le vite degli uomini che morirono a Gettysburg potevano essere santificate solo in un modo – se la nazione, finalmente, avesse vissuto all’altezza della proposta che tutte le sue persone, indipendentemente dalla razza, erano di fatto uguali. Il potere dell’idea informa ancora il pensiero democratico americano.
Per ulteriori letture: James M. McPherson, Abraham Lincoln and the Second American Revolution (1991); Philip B. Kunhardt, A New Birth of Freedom: Lincoln at Gettysburg (1983).
INDIRIZZO DI GETTYSBURG (1863)
Quattrocento e sette anni fa i nostri padri portarono avanti su questo continente una nuova nazione, concepita nella libertà e dedicata al principio che tutti gli uomini sono creati uguali.
Ora siamo impegnati in una grande guerra civile, per verificare se quella nazione, o qualsiasi nazione così concepita e così dedicata, possa durare a lungo. Ci incontriamo su un grande campo di battaglia di quella guerra. Siamo venuti a dedicare una parte di quel campo, come luogo di riposo finale per coloro che qui hanno dato la loro vita affinché la nazione potesse vivere. È del tutto appropriato e opportuno che lo facciamo.
Ma, in un senso più ampio, non possiamo dedicare – non possiamo consacrare – non possiamo santificare – questo terreno. Gli uomini coraggiosi, vivi e morti, che hanno lottato qui, lo hanno consacrato, ben al di sopra del nostro povero potere di aggiungere o togliere. Il mondo noterà poco, né ricorderà a lungo ciò che noi diciamo qui, ma non potrà mai dimenticare ciò che essi hanno fatto qui. Spetta piuttosto a noi, i vivi, essere dedicati qui all’opera incompiuta che coloro che hanno combattuto qui hanno finora così nobilmente portato avanti. È piuttosto per noi essere qui dedicati al grande compito che rimane davanti a noi – che da questi morti onorati prendiamo una maggiore devozione a quella causa per la quale hanno dato l’ultima piena misura di devozione – che noi qui siamo fermamente decisi che questi morti non saranno morti invano – che questa nazione, sotto Dio, avrà una nuova nascita di libertà – e che il governo del popolo, dal popolo, per il popolo, non perirà dalla terra.